Il tasso, l’albero della morte che cura il cancro

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Il genere Taxus comprende alberi caratterizzati da una vita molto lunga e da una crescita lentissima. Il più antico tasso vivente si trova attualmente in Galles, nel cimitero di St. Cynog a Defynnog, e ha ben 5000 anni.

Sono delle conifere, dove le foglie sono a forma di aghi, il seme è contenuto in una struttura coriacea simile ad una bacca, che, i botanici chiamano arillo. Tutte le parti del tasso, ad eccezione proprio degli arilli, contengono alcaloidi terpenoidici chiamati tassine, la cui tossicità era molto nota sin dagli Antichi, tale che gli affibbiarono il nome di “albero della morte”.

Plino il vecchio, scrittore e naturalista romano, descrisse casi di morti avvelenati per aver bevuto vino conservato nelle botti fatte con legno di tasso. La stessa etimologia che Linneo ha dato al genere riprende il nome con cui i Greci identificavano la pianta, ovvero Taxus che deriva da “toxikon” che indicava per le popolazioni elleniche un veleno usato per intingere le frecce ed uccidere i nemici.

La tossicità è nota da tempo, ma non ha impedito ai chimici farmaceutici di studiare gli alcaloidi terpenoidici presenti all’interno della corteccia come potenziali farmaci contro il cancro.

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All’interno dei giardini della Reggia di Caserta (Patrimonio dell’Unesco), ed in particolare nel giardino inglese, vi è un meraviglioso tasso che contende la scena al famoso “bagno di Venere”

Tutto incomincia negli anni sessanta quando si iniziò a studiare negli Stati Uniti gli estratti della corteccia del Tasso del Pacifico (Taxus brevifolia) e, nel 1971 fu isolata una nuova sostanza chimica con effetti antitumorali ed antileucemici denominata prima taxolo e poi paclitaxel il cui meccanismo d’azione era davvero unico: fermava l’assemblaggio dei microtubuli nelle cellule, arrestando di fatto il ciclo delle cellule tumorali, bloccandone la replicazione.

L’unico inconveniente era che, per prelevare la corteccia era necessario abbattere l’albero, e quindi, sarebbero occorsi centinaia di Tassi del Pacifico per ottenere la materia prima necessaria per produrre il farmaco, mettendo così a rischio la sopravvivenza della specie.

La struttura chimica del paclitaxel è molto complicata e non si può riprodurre ex-novo in laboratorio, perciò fu necessario trovare un nuovo modo più sostenibile per ottenere questa sostanza  senza abbattere l’albero.

I ricercatori scoprirono così, che le foglie e i ramoscelli del tasso comune (Taxus baccata) contengono un precursore chimico molto simile al paclitaxel ovvero la 10-deacetilbaccatina III, questo può essere estratto in modo sostenibile dalle foglie e ramoscelli di alberi coltivati e poi in laboratorio trasformato nella molecola antitumorale.

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Il tasso è anche un’essenza particolarmente apprezzata nell’arte nipponica del bonsai. Il magnifico esemplare qui ritratto appartiene alla collezione di Emilio Capozza, esposto durante la manifestazione Kokoro-no Bonsai Ten 2019 a Napoli

Questa soluzione ha permesso la sintesi di adeguate concentrazioni di paclitaxel tale che nel 1992 fu approvato come antineoplastico per neoplasie ovariche e mammarie, ed ad oggi è considerato il più importante antitumorale degli ultimi 20 anni.

La 10-deacetilbaccatina III, non  solo ha permesso di sviluppare in maniera sostenibile il paclitataxel ma anche lo sviluppo di nuovi farmaci antitumorali quali docetaxel usato per alcuni tipi di cancro al seno e ai polmoni, e il cabazitaxel, attivo contro i tumori resistenti al paclitaxel.

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Una risposta.

  1. Laura Monni ha detto:

    Molto molto interessante!

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