

Dilegua
Matsuo Bashō
l’eco della campana del tempio;
persiste
la fragranza delicata dei fiori.
Ed è sera —
Inconsapevoli, viviamo in quel tran-tran quotidiano che con i propri ritmi fagocita tanto le nostre attività quanto il nostro stesso essere.
Eppure il successo annuale dell’evento “Hanami, celebriamo la bellezza dei ciliegi in fiore” (promosso dalla sinergia tra il Museo Orto Botanico di Roma, l’Associazione Shizuka Bonsai e Suiseki, l’Ikebana Ohara A.L.U. Study Group, e lo Studio Arti Floreali) sta ad indicare come le persone sentano forte il bisogno di staccarsi da una vita sempre più alienante, per potersi immergere in posti in cui la bellezza e la lentezza tornino a dare un senso al vivere.
Così, i ciliegi giapponesi (sakura) – i cui fiori raggiungono il loro massimo splendore quando stanno per sfiorire – diventano il punto di incontro tra il pensiero greco e quello giapponese, tra il panta rei di Eraclito all’impermanenza squisitamente buddhista, in una sintesi in cui il tema del divenire si fonde con il qui ed ora.
Mondo di sofferenza:
Kobayashi Issa
eppure i ciliegi
sono in fiore.
Se tutto scorre, se capiamo che ogni attimo non si ripresenterà mai più uguale a se stesso, possiamo facilmente renderci conto di quanto importante sia il dare importanza e significato a tutto ciò che facciamo e che ci circonda, mettendo da parte preconcetti, condizionamenti, affanni e tutto ciò che distorce la nostra percezione del reale.
Che il fiore di ciliegio sia la Via nascosta per ritrovare quell’armonia ormai perduta?