Armando Dal Col. Addio Maestro

TAKUMI lifestyle - Armando Dal Col


Nel mondo sereno e contemplativo dell’arte del bonsai, ogni radice rappresenta un legame vitale con Madre Terra, un filo sottile ma indispensabile che sostiene la bellezza e la vitalità dell’albero. Da ieri “il Maestro” non c’è più, e con lui qualcosa che teneva insieme il respiro segreto di un’arte. Un’assenza che pesa, come quando un albero secolare cede al tempo e, d’improvviso, nel bosco si apre uno squarcio di cielo inatteso.

Armando Dal Col non era solo un maestro, era una radice profonda, un nodo antico che teneva insieme la trama silenziosa del bonsai in Italia. E ora, spezzato quel filo, resta un silenzio diverso… non quello sereno della contemplazione, ma quello più denso, quello della perdita. Resta un’eco che si allunga tra le mani di chi ancora sfiora la corteccia di un albero in formazione, cercando di ritrovare traccia del suo passaggio. “Il Maestro” ha dedicato tutta la sua vita alla pratica del bonsai, trasformando semplici piantine in opere d’arte viventi che raccontano storie di pazienza, cura ed amore per la natura. I suoi bonsai – come radici profonde – hanno nutrito l’anima di chi ha avuto la fortuna di contemplarle.

Nella trama silenziosa di quest’arte, il suo spirito continuerà ad esistere. Nei bonsai che prenderanno forma, nei dettagli che nessuno noterà ma che lui avrebbe saputo leggere, nei vuoti che parlano quanto i pieni. In ogni albero curato con lo stesso rispetto con cui si custodisce un ricordo.

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C’è un filo invisibile che lega le radici all’albero, un equilibrio sottile tra ciò che affonda nella terra e ciò che si offre al cielo. Ogni bonsaista lo sa. Sa che non è solo questione di tecnica o di pazienza, ma di ascolto, di un dialogo muto tra le mani e la vita che scorre nella linfa. E così accade anche con le persone: alcune lasciano un segno lieve, altre affondano le radici nel tempo, diventano parte di qualcosa che va oltre il presente. Rimangono nei gesti, nelle scelte, nelle mani che imparano da quelle che c’erano prima. Non spariscono, si trasformano, come un ramo potato che torna a germogliare, come un tronco che piega sotto il vento ma non si spezza.

Ci sono uomini che, come i vecchi pini sulle scogliere, resistono al tempo e al vento, piegandosi senza mai spezzarsi davvero. Armando, scampato miracolosamente alla sciagura disastrosa del Vajont, era uno di questi. La sua presenza era come un tronco antico, scavato dalle stagioni, testimone silenzioso di inverni duri e primavere generose. Ogni parola, ogni gesto, portava con sé quell’umanità e quel calore affinato negli anni, qualcosa che non si poteva insegnare, ma solo trasmettere, come la luce del sole che filtra tra i rami.

Provate a mettere un seme sulla vostra mano.
Chiudete gli occhi e immaginate l’albero che cresca.
Quando succederà questo,
allora entrerete nello spirito del bonsai.

Armando Dal Col

La sua assenza ora è un vuoto che si fa sentire, ma non è un vuoto sterile, è lo spazio da cui possono nascere nuove radici, nuove domande, nuove ricerche. Perché ogni maestro che se ne va lascia dietro di sé non solo ricordi, ma direzioni. Strade tracciate con la pazienza di chi sa che l’arte del bonsai, come la vita, è fatta di attese e d’intuizioni, di rispetto per il tempo e per la forma che ogni cosa è destinata a prendere.

Così, nei giardini dove la bellezza si misura in millimetri e decenni, nelle mani che accarezzano la terra con la stessa devozione con cui si sfiora una memoria, Armando continuerà ad esistere: sarà nei dettagli perfetti, nelle scelte coraggiose, negli spazi lasciati vuoti perché parlino da soli. Ed in ogni bonsai che troverà il suo equilibrio tra forza e leggerezza, tra radici e cielo, il suo spirito troverà ancora una voce e si legherà alle stagioni, ai gesti tramandati, agli sguardi che ancora cercano le sue amorevoli cure.

Non c’è fine per chi ha lasciato un segno nelle cose vive, per chi ha insegnato che la bellezza si costruisce con la pazienza, e che il tempo non si domina ma si accompagna. Le sue idee, la sua arte, il suo sguardo sulla natura resteranno scolpiti in tutti i piccoli alberi che curiamo con rispetto… e mentre il vento scivolerà tra le foglie, muovendole appena, sapremo che non se n’è mai davvero andato.

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