In Oriente il compimento ideale della cultura consiste nel raggiungimento della naturalezza e della spontaneità. È una peculiarità giapponese non solo la naturalezza come compimento del gesto artistico, ma anche una percezione degli elementi naturali in quanto estetici di per sé.
L’atto del bonsaista, quindi, deve essere un atto naturale che appartiene alla natura (shizen), non la travalica né la supera. Ma, al contrario, si immerge pienamente nel suo flusso. Per i giapponesi il senso estetico, la bellezza sono concetti in grado di esprimere il wa (l’armonia).
Mono indica qualcosa di oggettivo che si potrebbe identificare nella natura. Aware si riferisce ai sentimenti e all’interiorità, quindi qualcosa di assolutamente soggettivo. Da questa fusione: oggettivo-soggettivo, nasce quel capolavoro di sentimenti chiamato mono no aware, un sentimento armonico fra i sentimenti e le cose esterne, locando i sentimenti nella natura nella quale viviamo.
Quando il bonsaista riesce ad introdurre il proprio animo nella pianta e ad immaginarne il significato, significa che eccelle in intuizione e della capacità di entrare in completa sintonia. Significa che egli accetta in toto la natura ed i suoi cambiamenti e che entra in completa armonia con essa. E tutto ciò al di là della bravura manuale e delle tecniche bonsaistiche.
2 Responses
Ottima sintesi non banale di concetti di non immediata comprensione nel nostro orizzonte di pensiero
Grazie come sempre per i tuoi commenti Antonietta, sono certo che anche l’autore l’avrà apprezzato.