NOBODY IS NORMAL. Nessuno è normale

TAKUMI lifestyle - Nobody is normal - cover

In una società incessantemente più globalizzata e globalizzante, la definizione di normalità – intesa come senso di rettitudine e correttezza – assume sempre più spesso accezioni negative.

La diversità è, in termini sociologici, motivo d’esclusione dal cosiddetto “gruppo dominante”, quando invece sarebbe – ed è – un fenomeno intrinseco della vita visto che tutti hanno caratteri unici e identificativi del proprio essere.

Paradossalmente, è proprio la diversità il minimo comune multiplo che lega gli uni agli altri. In essa è racchiuso tutto il potenziale di sviluppo di un gruppo, ove è l’inclusione ad esserne la miccia detonativa. 

Gli effetti della distorsione della normalità sono sotto gli occhi di tutti. Se non sei omologato al “gruppo dominante dei normali” diventi vittima di comportamenti abusanti, sia fisici che psicologici; il bullismo, non ne è che un esempio. 

Il cortometraggio Nobody is Normal realizzato in stop motion dalla Childline (ente di consulenza britannico che assiste i giovani su temi proprio come l’abuso, il bullismo ed i problemi familiari), racconta meravigliosamente in poco più di un minuto la (comune) fatica di indossare una maschera che ci faccia apparire normali e simili agli altri.

Colonna sonora del corto Creep dei Radiohead, splendida canzone del 1992 e manifesto di tutti coloro che si sentivano diversi ed alienati da mondo sempre più stereotipizzante.   


NOBODY is NORMAL – making of

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2 risposte

  1. Alberto PASCUZZI ha detto:

    Articolo e cortometraggio che meritano la massima divulgazione. In particolar modo dovrebbe essere divulgato nelle scuole di tutti i livelli e farne oggetto di dibattito, per sensibilizzare le giovani generazioni sul tema della “OMOLOGAZIONE”, considerato che stanno crescendo in società in cui le omologazioni sono lo standard se non addirittura le mete da perseguire.

    • Carlo Scafuri ha detto:

      Ti ringrazio Alberto, e non posso non essere d’accordo con te. Questo video dice tutto senza dire una sola parola, segno dell’universalità del suo condivisibilissimo messaggio.

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