Kunio Kobayashi

TAKUMI lifestyle - Kunio Kobayashi - cover

Alcuni anni fa ho realizzato un breve articolo con una intervista al maestro che mi ha molto appassionato. Allora collaboravo con BSM – Bonsai&Suiseki magazine, ma non l’ho mai pubblicata.

Oggi rileggendola mi sono quasi commossa ad incontrare una Laura Monni bonsaista con tanto entusiasmo e ancora tante esperienze da fare. Oggi ho una bella collezione di piante che mi seguono da molti anni… o forse sono io a seguire loro!

Ve la propongo lasciando intatto lo stile enfatico di allora sperando di farvi divertire.


Pescia 25 febbraio 2012

Sotto il cielo d’inverno, andando verso la primavera” sembra un haiku giapponese e forse questo era l’intento degli organizzatori, e c’è molto da immaginare e molto da raccontare su questa mostra, la prima dell’anno solare.

Ero stata a visitare il Museo Franchi dopo che Costantino ci aveva lasciato la sua eredità di piante, era tutto molto fermo e solitario, ma ora Francesco Santini, che ha l’incarico di curare le piante, ha ridato vita ai bonsai e ridonato loro un futuro, sono grandi esemplari che dimostrano tutta la loro vetustà. 

TAKUMI lifestyle - Kunio Kobayashi 1

Arrivo il sabato sera in tempo per una veloce visita alla Mostra, il livello dei bonsai è alto, mi aspettavo grandi cose, però la bellezza di alcuni esemplari ha superato le mie aspettative.

Salgo al piano di sopra per vedere la mostra dei suiseki e anche qui rimango positivamente colpita dalle pietre, un paio sono delle novità davvero piacevoli ed originali.

Una zona del museo è riservata ad una esposizione di vasi giapponesi antichi di proprietà del Maestro Kobayashi. Ogni vaso è elegante e non vistoso, la maggior parte di loro potrebbe contenere dei bonsai fantastici.

TAKUMI lifestyle - Kunio Kobayashi 2

Uscendo guardo i kimono della collezione della Sig.ra Kobayashi e lì la mia fantasia mi porta dall’altra parte del mondo, vedere dal vero le stoffe e i ricami, i fiori e il gusto dei colori mi ha molto emozionato. 

La cena di gala si svolge nell’albergo dove ho prenotato, scendo dalla camera e vengo travolta da un’infinità di abbracci e di saluti, tanti amici e tanti volti visti in altre occasioni simili ed è nel salone che vedo per la prima volta il Maestro Kunio Kobayashi. 

Lui sembra molto più giovane di come me lo aspettavo, due occhi espressivi ed uno sguardo intenso. Lo vedo girare in mezzo ai tavoli e farsi fare le foto coi bonsaisti presenti sorridendo e brindando con un bicchiere di vino rosso. 

Simpatico. Incoraggiata da questo suo modo di fare mi avvicino alla sua interprete, una bella signora che parla benissimo italiano, e le chiedo se fosse possibile per me poter intervistare il maestro. Mi risponde che il giorno dopo avrebbe avuto molti impegni, ma che sicuramente glielo avrebbe chiesto.

Mi ero preparata a questa intervista, mi intrigava poter porre delle domande ad un personaggio così famoso.

Sono ormai alcuni anni che mi sono appassionata all’arte bonsai, ma mi incuriosisce sapere come era prima che entrassi a far parte di questo mondo. E sin dall’inizio ho sentito parlare molto bene di Kunio Kobayashi sia per i suoi bonsai, sia per il suo buon gusto, sia per la conoscenza e la raffinatezza dell’arte di esporre e sia per la sua ospitalità nei confronti degli italiani che si recano presso il suo Giardino Museo in Giappone.

Quasi un pellegrinaggio per alcuni di noi, che hanno potuto vedere con i loro occhi il suo Museo e le sue piante e la sua scuola. Il Maestro Kobayashi viene in Italia dal 1996 ed è apprezzato da tante persone.

Mi piacerebbe capire il filo che ci lega a lui e lui a noi, non sarà facile con il poco tempo che avrò a disposizione per intervistarlo!

La domenica mattina assisto alla lavorazione del gigantesco ginepro messo a disposizione dal Vivaio Franchi e finalmente vedo con i miei occhi chi è il Maestro. Un fascio di nervi e muscoli, quell’uomo magro e non troppo alto, emana forza e vigore in ogni movimento.

Dimostra sicurezza e decisione in ogni momento della lavorazione.

Sono rimasta colpita dal martello di legno col quale batte sugli scalpelli ed incide la corteccia ed il legno del grande ginepro. Una grande fatica, uno splendido risultato e poi ancora sudato e stanco ha salutato e abbracciato tutti noi in fila ad aspettare, si è lasciato fotografare, ha autografato una montagna di libri.

Energia: la parola che lo rappresenta

Circondato da tante persone che vogliono il suo giudizio sulle piante esposte o ancora stringergli la mano e farsi fotografare accanto a lui, riusciamo con fatica a rapirlo dalla folla.

Finalmente mi ritrovo da sola con lui e l’interprete e iniziamo a parlare. Lui sempre sorridente, e disponibilissimo. Mi sono presentata dicendo di essere una bonsaista di Roma, ma che ancora sto studiando per diventarlo, e che amo molto quest’arte. Lui ha sorriso e mi ha augurato di riuscire presto ad avere soddisfazione.

Inizio a fare le domande e mi accorgo di avere tutta la sua attenzione, nonostante la gente fuori dalla porta che lo aspetta, nonostante la stanchezza, mi guarda quasi incuriosito e divertito.

Quando l’interprete traduce la mia domanda, diventa subito serio e rispondendo inizia a disegnare su un foglietto di carta un vecchio tronco di albero con un ramo pieno di gemme per spiegare meglio la sua risposta alla mia prima domanda, alcuni kanji con parole contenute nelle sue risposte ed un vaso con un fiore per rispondere alla mia ultima domanda. Insomma una energia travolgente!

TAKUMI lifestyle - Kobayashi - draw

“Quando guardo un bel bonsai, comprendo l’importanza della vita e mi suscita un nuovo rispetto per la natura.” Ho letto questa frase in una intervista che lei ha rilasciato alla CNN, mi ha molto colpito perché si capisce quanto lei apprezzi il bonsaismo. Mi parla di come ha capito che voleva dedicarsi a quest’arte?

Io sono rimasto affascinato dal vero significato del bonsai. Il bonsai è vita. Nel senso che una pianta che in natura sarebbe un grande albero, continua a vivere a crescere a vegetare all’interno di un piccolo vaso e lo fa per un periodo lunghissimo, anche 100 o 200 anni o più. Questa è l’essenza, il significato del bonsai.

Porto un esempio, nel vedere un prunus mume molto antico che si ammala, ma nonostante questo, dalla vecchia corteccia vedo nascere una nuova gemma, io allora provo emozione, dentro la pianta c’è ancora vita.

Oppure quando vedo gli olivi maestosi, che sono nelle campagne italiane, grandi alberi con la corteccia corrosa e i rami secchi, eppure se mi avvicino riesco a vedere le nuove gemme.

Questa forza e vitalità della natura mi impressiona. Ma non solo: la vitalità è spiritualità, questo è il vero significato, questo è il senso dell’arte bonsai. 

È necessario capire e rispettare la spiritualità del bonsai, come nell’uomo, anche nel bonsai c’è interiorità che si esprime con l’estetica, con le nuove gemme e con i fiori.

Questo concetto è l’espressione dei principi della religione, ed io mi rivolgo con riguardo verso le mie piante.

Ho visto che ha ricevuto tanti riconoscimenti nel corso degli anni della sua carriera: quale l’ha emozionato di più?

Il premio che mi ha più emozionato è stata la terza volta il “Primo premio del Primo Ministro” la pianta che ancora fa parte della mia collezione, era il pino nero “Drago blu”. 

Una pianta molto vecchia che ha destato molta ammirazione. L’età della pianta è stimata sui 500 anni, oggi la mantengo senza fare operazioni troppo invasive, se fosse più giovane potrei, ma rispetto la sua anzianità.

(n.d.r.: penso non si aspettasse questa domanda, mi ha guardato con attenzione negli occhi e ricordando il premio era un poco emozionato ed era affettuoso parlando della sua antica pianta)

Sono molti anni che lei viene in Italia, i bonsaisti italiani che hanno avuto il piacere di conoscerla sono rimasti colpiti dai suoi insegnamenti. Alcuni li hanno seguiti con successo. Cosa pensa lei del bonsaismo italiano? 

Sono sempre venuto volentieri in Italia e posso dire che ho visto migliorare e sviluppare il bonsaismo italiano nel corso degli anni. La prima qualità degli italiani è la forte volontà di impegnarsi e di apprendere.

Per questo c’è molta attenzione a seguire le lezioni e i workshop. Insomma sono pronti a “rubare” con gli occhi le tecniche giapponesi di lavorazione.

Posso affermare che oggi in Italia ci sono bonsaisti con una buona preparazione e si applicano tecniche ad alto livello.

Laura Monni e Kunio Kobayashi

Ho sentito che ci sono allieve bonsaiste donne anche in Giappone negli ultimi tempi. Secondo lei perché sono così poche? E potremo avere un buon futuro oppure sarà sempre difficoltoso per noi donne?

C’è una differenza tra bonsaista uomo e bonsaista donna, il primo ricerca la “bellezza” nel bonsai, la seconda vuole “bellezza ed estetica”.

Mi spiego meglio, in genere la donna preferisce il bonsai elegante e possibilmente con i fiori e i frutti. Questo fa sì che molte tecniche non vengano prese in considerazione ed i risultati non sono al livello delle piante lavorate dai bonsaisti uomini.

(n.d.r.: è stato veramente divertito dalla mia domanda e, quando io gli ho detto che preferisco i bonsai di grandi dimensioni e che mi piace la lavorazione del legno secco sia a mano con le sgorbie, che con le frese, sorridendo ha allargato le braccia con una espressione che voleva dire “mi arrendo allora”! La traduttrice rideva)

Così col sorriso ho terminato la mia breve intervista, è stata una bella esperienza, coinvolgente, ma è vero che Kunio Kobayashi è una persona eccezionale e, come ha detto qualcuno, “un giapponese atipico tra i maestri del sol levante”. Comunque il mio primo “incontro ravvicinato” con l’oriente, con i loro modi cordiali e rispettosi e con un grande personaggio mi ha lasciato felice e con tanta voglia di continuare sulla strada del bonsai. 

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