Kakejiku

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In questo breve articolo, tratteremo un argomento caro agli amici bonsaisti e suisekisti, elemento chiave per ogni esposizione che si rispetti, croce e delizia del tokonoma: il Kakemono 挂物

Più comunemente indicato come kakejiku 挂轴, il kakemono è un dipinto od una calligrafia giapponese, su seta, cotone o carta, organizzato a guisa di rotolo e destinato ad essere appeso, si apre in verticale ed è concepito come decorazione murale da interno.

È stato introdotto in Giappone durante il periodo Heian, dapprima come oggetto di venerazione religiosa, poi come veicolo per l’esposizione di calligrafie e poesie. A partire dal periodo Muromachi, paesaggi, ritratti, poesie, fiori e uccelli dipinti divennero i temi preferiti.

È tradizionalmente esposto nel tokonoma all’interno della stanza appositamente progettata per l’esposizione e la fruizione degli oggetti preziosi. Quando viene utilizzato nella stanza del tè per la tradizionale cerimonia, la scelta del kakemono viene solitamente fatta anche in funzione dell’ikebana posto nel tokonoma, ed entrambi aiutano ad enfatizzare l’atmosfera spirituale della cerimonia stessa.

Spesso il kakemono utilizzato riporta una calligrafia con una frase zen ad opera di un Maestro importante.

Nell’esposizione di un bonsai, un suiseki o un kusamono, il compito di un kakemono è quello di migliorarne e/o potenziarne il carattere, o rappresentare la stagione. In queste esposizioni, il kakemono dovrebbe essere uno dei tre oggetti in una disposizione ad esempio:

Bonsai con shitakusa e kakemono
Bonsai con kakemono
Bonsai con suiseki e kakemono
Suiseki con kakemono
Kusamono con kakemono

Nell’ambito squisitamente espositivo, il kakejiku non dovrebbe né superare né ridurre l’impatto del soggetto principale (bonsai o suiseki), ma deve ben armonizzarsi con gli altri elementi presenti, al fine di migliorare l’esposizione stessa.

Ci sono diversi sistemi di denominazione per gli stili. Il primo sistema di denominazione tenta di classificare il kakemono in base alla struttura dei componenti del rotolo. Questa classificazione riprende i tre gradi di formalità della cultura nipponica

Shin – formale 真
Gyo – semi-formale 行
Soo – informale 草

Queste distinzioni le troviamo, ad esempio, anche nello shodō (scrittura formale, semiformale e informale), o nell’ikebana (nella forma seika), dove Shin il ramo più alto rappresenta il cielo, Gyo il ramo che sta a mezz’altezza rappresenta l’uomo e Soo il ramo più basso rappresenta la terra.

Altri sistemi di denominazione usano nomi diretti che utilizzeranno il formato esatto di un rotolo deve contenere.

Non è semplice realizzare un’esposizione pregevole. Non solo richiede una profonda conoscenza dei principi cardine della cultura giapponese, ma anche un occhio allenato “all’armonia”.

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