Kokeshi. Non chiamatela ‘bambola’

TAKUMI lifestyle | Kokeshi

Per capire l’indole di un popolo, benché necessario, non è sufficiente il solo apprendimento dai libri di testo. A questo va affiancata un’osservazione attenta agli usi e costumi che ne tracciano particolarità e caratteristiche.

Quando poi l’oggetto dei nostri interessi è una cultura, come quella nipponica, molto distante da quella occidentale, il grado di difficoltà di questa comprensione aumenta esponenzialmente.

Il Giappone viene descritto con tanti aggettivi, ed ancor di più appellativi, che più che mettere in risalto le sue caratteristiche, in realtà, penso che, definiscano il perimetro della nostra non comprensione.

Giappone, il Paese dei contrasti

Questa del Paese dei contrasti è una delle tante affermazioni fatte per commentare i forti (apparenti!) contrasti del Giappone e del suo popolo, in cui il passato stride col presente, dove tradizione cozza con modernità.

Ma il contrasto è solo apparente, ed è nei soli occhi di chi non vive e conosce questa realtà. Le kokeshi ne sono un perfetto esempio.

Kokeshi dolls

L’origine di queste bambole di legno è piuttosto incerta. Le prime documentazioni storiche le fanno risalire alla fine del periodo Edo (verso il 1860), nella regione di Tōhoku, e più precisamente nelle zone termali di Sakunami, nella prefettura di Miyagi.

Nata probabilmente come souvenir per gli avventori degli onsen, riscossero nel tempo un enorme successo commerciale, tanto da divenire le progenitrici delle Matrioske. Oggi vivono una nuova ondata di popolarità, non solo in Giappone ma anche nel resto del mondo, in particolare in Italia.

Tra i vari negozi che le vendono, non posso non citare Stoppini dal 1915. Da tempo offre ai propri clienti una vasta gamma di kokeshi di qualità, da quelle vintage a quelle di ultima generazione.

Fatte interamente di legno con un processo dove pazienza e meticolosità ne scandiscono le singole fasi realizzative.

Vengono dapprima lavorate al tornio, colorate singolarmente a mano, ed infine firmate dall’artigiano-artista. Benché simili tra loro, sono prodotte seguendo una codifica ben precisa, che ne individua 11 tipologie di base, ma producendo – di fatto – un’infinita varietà di rappresentazioni e significati.

Col passare del tempo, gli artigiani ne hanno fatto evolvere le forme: corpo e testa più tondeggianti, colori più moderni, incisioni particolari.

Sono però rimasti fedeli all’estetica ed allo spirito originari, all’insegna della semplicità, raffinatezza ed eleganza. L’espressione stessa del loro viso è sinonimo di rilassatezza e serenità.

Non una semplice bambola, quindi, ma la traccia storica di come i giapponesi, pur proiettati nel futuro, restino ben radicati in un passato sempre vivo attraverso il presente.

Il rinnovamento delle Kokeshi diventa così la chiave di lettura di un popolo in cui, l’atto di una necessaria trasformazione, è il modo in cui tutto cambia affinché nulla cambi.

ph cover © Tiberio Gracco foto Kokeshi © Stoppini dal 1915

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