Arte e pensiero in Giappone

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L’espressione “estetica giapponese” si riferisce ad un processo di negoziazione tra il pensiero giapponese e la filosofia occidentale, esplicitazione e la messa in forma di una peculiare sensibilità dello spirito giapponese. Nel bonsai (nello specifico) avviene un processo estetico che, maturando nel corso degli anni, è partito dalla pura tradizione nipponica per avvicinarsi ai canoni occidentali.

Cultura e tradizione di un Paese possono incrociarsi con quelle di un’altra Paese con tradizioni artistiche differenti. Il terreno culturale giapponese sembra disposto ad accogliere “l’idea che l’esperienza estetica possa essere meglio avvicinata sa partire da un pensiero che pedina i processi percettivi piuttosto che che a a partire dalla conoscenza”. (W. Tatarkiewicz, Storia di sei idee, Aesthetica, Palermo, 1993, pp. 377 e ss.).

A certi livelli, nella cultura artistica giapponese l’ispirazione artistica riesce a raggiungere il suo apice quando, oltre a entrare in profonda armonia con la naturalezza e la spontaneità del gesto (portato a eseguirsi in maniera automatica, così come avviene nel bonsai), supera ogni forma sensibile, pur agendo con essa. Erano infatti i maestri delle varie discipline a cercare di fissare i punti essenziali, le regole del proprio tirocinio per poterli trasmettere e lasciare in eredità agli allievi.

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Giardino karesansui – Tempio di Kongōbu-ji | Monte Kōya, Prefettura di Wakayama, Giappone

L’essenza di questi sforzi di chiarificazione concettuale, realizzati in un costante confronto con la propria pratica ed evoluzione tecnica, si sono concentrati sull’attività artistica, sul processo di creazione e trasformazione della materia che rispecchia, nel nostro caso, l’albero.

Kokoro | cuore-mente-spirito

L’equilibrio fra dimensione emotiva e spirituale (kokoro) “cuore-mente-spirito” è al centro di ogni disciplina, è l’aspetto interiore, emotivo, spirituale attivato nella poesia, nella musica, nella pittura, nel teatro, nella scultura, nel bonsai. Quello che conta è la capacità di provare emozioni di fronte allo spettacolo della Natura.

Kokoro dunque inteso al tempo stesso come l’aspetto creativo del soggetto, come una sorta di dinamica interiore a cui si deve attingere per cogliere nel campo delle arti e della creatività i frutti dei sentimenti umani.

Kanji kokoro ad opera del calligrafo Francesco “Yoshiyuki” Morra

Comprendere il bonsai, penetrare nella sua intima essenza non è accessibile tramite un processo di tipo concettuale. L’accesso a qualsiasi forma d’arte è possibile tramite una pratica molto lunga che spesso dura tutta una vita.

La metafora dei saggi giapponesi la identifica in un fiore, che assume la fragilità dell’invecchiamento, la diminuzione delle prestazioni. Il fiore non si può raggiungere se non dopo avere compiuto anche l’esperienza dell’appassimento, quello della fioritura e del primo sbocciare.

L’arte e lo Zen

Lo Zen si indirizzò verso l’estetica e l’etica e le fece poi convergere, integrandole reciprocamente. Resta decisivo l’apporto dello Zen nelle arti apparentemente minori, considerate “artigianali”: esso le ha elevate a pieno titolo a livello di arti e fra queste annoveriamo l’ikebana, la ceramica, i giardini, il bonsai, la cerimonia del tè, l’architettura.

L’arte orientale è dunque il prodotto come evento che accade spontaneamente (una volta liberata la mente da ogni vincolo) senza alcun residuo soggettivistico e intenzionale. Quindi senza una forte soggettività, senza una creatività personale. Vuoto di egoità, di intenzione, assenza di sè. Astrazione, quello che i giapponesi chiamano mushin (non-mente).

Si legge nel Zhuang-zi che il vuoto, la tranquillità, il distacco, la noncuranza, il silenzio, il non-agire soo la livella dell’equilibrio dell’universo, la perfezione della via e della virtù. Per questo il Sovrano, il re e il Santo sono sempre in pace. Questa pace conduce al vuoto, un vuoto che è pienezza, una pienezza che è totalità. Questo vuoto conferisce all’anima una tranquillità la quale fa sì che ogni azione compiuta sia efficace … Il vuoto, la tranquillità, il distacco, la noncuranza, il silenzio, il non-agire costituiscono in principio di tutti gli esseri. (ed. Adelphi, Milano 1992, pagg. 114-115).

I tratti caratteristici dell’arte giapponese, ispirata e permeata dalla pratica Zen, che si riflettono anche nel bonsai, sono sette:

1. asimmetria (funkinsei)
2. sobrietà (kanso)
3. austerità, dignità (koko)
4. naturalezza (shizen)
5. misteriosa profondità (yugen)
6. libertà, non attaccamento (datsuzoku)
7. quiete (seijaku).

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